ristorazione e agriturismo - Il panorama post pandemico del turismo enogastronomico italiano nel Report sul Turismo enogastronomico 2022 – Offerta: introduzione al Report e Ristorazione e agrituristica

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Non si può negare, né tanto meno ignorare il fatto, che da tre anni il mondo, e anche Europa, sta attraversando uno dei periodi più difficili negli ultimi decenni. La pandemia, il lockdown, le restrizioni, la crisi economica, la guerra, la crisi economica hanno avuto inevitabile impatto su tanti settori, anche sul settore del turismo enogastronomico, come ci spiega prof.ssa Roberta Garibaldi – l’autrice del Primo Report sul Turismo Enogastronomico in Italia.

L’autrice e il Report

Roberta Garibaldi (https://www.robertagaribaldi.it/) è l’esperta di turismo e cultura, nonché docente universitaria all’Università degli Studi di Bergamo e impegnata in plurimi progetti e attività legati sia al turismo sia alla cultura, di cui si dichiara grande appassionata.

Dalla sua tastiera, esce il Report sul Turismo Enogastronomico Italiano presentando il settore turistico nell’ottica enogastronomica con lo scopo di presentare la situazione sempre aggiornata sul territorio italiano e in confronto con il quadro internazionale, rilevare e segnalare i prodotti di particolare interesse dell’utenza nonché incentivare le attività di marketing mirate alla migliore promozione e rendimento del settore in termini di qualità, brand “Made in Italy”, ecologici e sostenibili ed, infine, ma non ultimi, economici.

Il lavoro ha carattere scientifico, disponendo di analisi quanti-qualitative, dati e statistiche – spesso mai prima pubblicati – relative alle mete turistiche preferite, mondo dei social media, attività  offline e online, non di rado usufruendo dei contributi di vari esperti e studiosi dell’argomento appartenenti al panorama italiano e internazionale. 

L’offerta eno-gastronomica italiana

Non a caso Italia è tra le mete più ambite dai turisti di tutto il mondo.  Anche se può sembrare un cliché, bisogna elencare mare, montagna, laghi, città d’arte e tanti centri culturali che viaggiano dall’antichità ai tempi moderni. A ciò si aggiunge anche il settore agroalimentare e vitivinicolo che con i suoi prodotti unici occupa un importante posto nella lista del patrimonio internazionale e ha tutte le carte in regola per detenerle il primato.

Già ora l’Italia occupa il prestigioso primo posto in Europa per i prodotti certificati (IG). A novembre 2021 si parlava si 814 prodotti, suddivisi in 315 prodotti agroalimentari e 526 vini. Occorre sottolineare la crescita nell’ultimo decennio di 76 nuovi prodotti agroalimentari e 8 nuovi vini registrati dal 2011. Solo nel 2021 sono stati registrati 3 nuovi prodotti e benché la pandemia abbia ovviamente rallentato il processo della registrazione, non si nota calo di registrazioni annui rispetto agli anni precedenti. 

Rende orgoglioso il fatto che ogni regione e provincia possiede almeno un prodotto registrato. La classifica generale è la seguente, al primo posto Emilia-Romagna con 47 prodotti agroalimentari registrati (si intende insieme tra DOP, IGP e STD, seguono Sicilia e Veneto entrambe con 39 prodotti. Il palmo del vincitore nella categoria dei vini tiene Piemonte con 59 vini IG, seguito dalla Toscana – 58 e il Veneto – 53.

Si nota che la produzione dei prodotti certificati arriva a 16,6 mld di euro di valore economico nel 2020 che costituisce un calo di 2% rispetto al 2019. Il 53% del valore complessivo nazionale racchiude il Nord-Est, mentre la zona meridionale registra un aumento di 7,5% rispetto al 2019.

Tale diffusione si riflette nei Prodotti Alimentari Tradizionali, con 5.333 prodotti presenti nella lista del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del Marzo 2021. Il numero che è aumentato di 107 dall’anno precedente. Qui la più virtuosa risulta essere la Campania con 599, successivamente la Toscana e il Lazio, con 463 e 438 prodotti tradizionali.

Si osserva sempre maggiore propensione verso il biologico, ritrovata anche nell’ambito della preferenza dei consumatori.

La ristorazione 

Non c’è bisogno di ricordare quanto sia fondamentale la ristorazione come vetrina per i prodotti italiani e nemmeno è difficile immaginarsi che le chiusure forzate durante i più rigidi periodi durante la pandemia, è risultata micidiale per il settore. Tra Aprile – Giugno 2020 e Gennaio – Marzo 2021 si notano importanti perdite economiche che vengono classificate come “minimi storici”. Attualmente si inizia ad osservare una lieve ripresa. Il biennio 2020/2021 riporta però disparità in negativo delle nuove attività (13.060) rispetto alle chiusure delle attività già esistenti  (13.952) e riguardano praticamente tutto il territorio italiano.

Va esplicato che la diminuzione delle nuove aperture non è un segno positivo nel periodo di medio raggio, in quanto le nuove attività portavano le nuove tecnologie nel settore e permettevano nuove assunzioni.

La ristorazione ha mostrato anche un forte senso di adattamento alle nuove esigenze e restrizioni pandemia, aprendosi alle nuove tipologie di servizi, come: delivery, cene in presenza, apertura di Temporary restaurant, degustazioni digitali, video ricette. Alla fine del 2021 sono 339 mila imprese di ristorazione, di cui 58% hanno forma mobile. Si registra anche la crescita di 1% rispetto al 2019.

La gastronomia italiana da sempre riconosciuta per la qualità e creatività, non perde dell’appeal neanche negli anni 2021-2022 aumentando le presenze nelle rinomate guide culinarie. Basta paragonare i dati per notare che nel 2018 c’erano 731 menzioni, 2019 – 875, 2020 -976, ben 1.062 nell’ultimo biennio. È la chiara dimostrazione che nonostante il periodo non dei migliori, la qualità offerta da sempre non si disperde. Va sottolineato che le eccellenze gastronomiche hanno un carattere capillare e riguardano in modo omogeneo tutto il territorio italiano.

È Lombardia a detenere il primato sia come maggior numero delle imprese di ristorazione (50.301) sì come i ristoranti di eccellenza (198). Di seguito sul podio per il numero delle imprese di ristorazione vediamo Lazio con 36.611atrività e Campania con 34.283. Come imprese italiane intendiamo sia ristoranti, sia street food sia ristoranti mobili sia ristoranti gourmet. Per quanto riguarda la classifica dei ristoranti di eccellenza, la Lombardia viene seguita dalla Campania (100) e il Piemonte (100).

La situazione attuale ci prospetta gli scenari del futuro che si traduce in una corrente <Food as a service> che prevede il contributo di supermercati, <ristoranti virtuali>, <ghost kitchen>, quindi attività legate al servizio a domicilio. Sarà importante anche dare lo spazio all’etica e alla sostenibilità, attraverso la giusta menzione dei produttori di tutta la catena, facendo attenzione alla riduzione e giusto riutilizzo degli avanzi, nonché occupandosi del benessere dei dipendenti coinvolti.

L’agrituristica

Ovvero la rete di attività che collegano la ristorazione con la degustazione dei prodotti locali e/o regionali, spesso di produzione propria e l’alloggio e altri servizi. Va riconosciuto che il periodo più acuto della pandemia si è mostrato resistente e ha presentato anche un aumento del numero di attività di 484 nel biennio 2021-2022, registrando la crescita pari al 2%. Interessante il fatto che nonostante la congiuntura avversaria. Di sicuro questa tendenza è dovuta alla diversificazione dei servizi offerti da agriturismi, e stiamo parlando per esempio di degustazione prodotto e/o altri servizi, quali sport, escursioni, tour con biciclette, trekking, creando i percorsi tra vigneti, ulivi o soste da produttori locali con degustazioni. Tali abbinamenti garantiscono al turista un’offerta attenta al benessere psico-fisico, che ultimamente riscuote sempre maggiore interesse.

La maggiore concentrazione di aziende agrituristiche si osserva in Toscana che primeggia per tutti e tre tipi di offerta: ristorazione, alloggio, degustazione e altri servizi. Si registrano 5.406 aziende nel 2020, il che corrisponde al 22% della torta nazionale. Segue Trentino Alto-Adige come regione con maggiore densità di attività, 27 su 100 km2, secondo i dati del 2021. Notevole il risultato della Campania che si conferma essere la regione con la crescita di 13,2 % del numero di agriturismi nel biennio 2019-2020, pur non collocandosi tra le regioni con la più altra offerta agrituristica.

Il 2020 segna un impatto negativo sul fattore economico – il valore della produzione agrituristica, registrando il calo di 48,9% rispetto al 2019. Il fattore turistico: -41% degli arrivi, -34% delle presenze. La più toccante sembra la diminuzione della presenza straniera che si rapporta come 23 a 10 nel 2020, rispetto a 11 a 10 nel 2019, di cui il primo valore riportato riguarda la presenza italiana e l’altro quella straniera. 

Va notato che l’agrituristica segnala una perdita minore rispetto alla rete alberghiera nei centri urbani più grandi. La distanza dalle città, minore affollamento e presenza delle vaste aree dei terreni lontani, distanziamento naturale, attività all’aria aperta continuavano un punto di forza per la scelta delle destinazioni e saranno un ottimo punto di partenza per gli anni ad avvenire.

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