vino e olio - Il panorama post pandemico del turismo enogastronomico italiano nel Report sul Turismo enogastronomico 2022 – Offerta: vino e olio

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Non si può negare, né tanto meno ignorare il fatto, che da tre anni il mondo, e anche Europa, sta attraversando uno dei periodi più difficili negli ultimi decenni. La pandemia, il lockdown, le restrizioni, la crisi economica, la guerra, la crisi economica hanno avuto inevitabile impatto su tanti settori, anche sul settore del turismo enogastronomico, come ci spiega prof.ssa Roberta Garibaldi – l’autrice del Primo Report sul Turismo Enogastronomico in Italia. Invio alla lettura del primo articolo della serie, riguardante: ristorazione e agrituristica.

Vino ed olio

Sono i prodotti per eccellenza italiani e cui tradizione di produzione è indubbiamente legata al nostro territorio. La pandemia non ha impattato negativamente sulla loro produzione e si possono notare lievi crescite sia della coltivazione di uva sia della produzione dei frutti oleosi.

A fine dicembre 2021 si segnalano 81.741 aziende agricole che si occupano della coltivazione di uva. Le regioni più virtuose sono: Veneto 16,4% del totale della coltivazione, Sicilia 15,9% e Puglia 13,5% della fetta. Sono 51.857 delle aziende produttrici dell’olio dai frutti oleosi, di cui la regina indiscutibile è la Puglia con oltre metà delle aziende,  ovvero 16.385 che corrisponde al 31,5% del totale nazionale, al secondo posto Calabria con 9.465 aziende pari al 18,3% e Toscana con 5.913 aziende pari al 11,4%. Occorre informare che la regione pugliese possiede il maggior numero dei frantoi-819, il che corrisponde al 18% del totale nazionale.

Il settore del vino si è dimostrato abbastanza resistente alle difficoltà riportate dalla pandemia. La produzione complessivo non ha registrato riduzione, neanche con la chiusura di Ho.re.Ca, segnalano l’aumento di 3,2% rispetto al 2019. Nonostante tutto la perdita in termini di fatturato si è sentita, passando da 13,4 a 11,5 mln di euro, ovvero -3,6%. Un piccolo contributo al contenimento delle perdite economiche ha indubbiamente portato <home delivery> e la vendita on-line.

La produzione dell’olio e i relativi dati non possono godere la stessa trasparenza di interpretazione. Sull’andamento generale del comparto non ha influito solo la totale congiuntura. È stata notata la crescita del fatturato complessivo, di + 3% (2019-2020), ma nello stesso momento la produzione complessiva si è ridotta di circa un quarto, a causa della flessione della domanda interna nonché dell’aumento dei costi di produzione.

Emerge fortemente orientamento al biologico. Di +109% sono aumentate le superfici biologiche per viti e ulivi nel decennio 2010-2019 e + 95% nel periodo 2010-2018. Ciò corrisponde a 115 mila ettari di vite e 245 mila ettari di ulivi nel 2020.

Sono quattro le regioni più virtuose: la Toscana con le sue 592 cantine, ovvero 28% del totale nazionale, la Sicilia con i suoi 30 mila ettari, e 26%, della superficie dedicata alla produzione dell’olio – è la regione con la superficie coltivata più ampia, con la Puglia che, invece, vanta la più grande superficie biologica olivata: 72 mila ettari; invece, in Calabria si registra il maggior numero dei frantoi biologici con 858 e pari al 40% dell’insieme.

Sia il vino che l’olio sono prodotti italiani per eccellenza e costituiscono le primarie calamiti del turismo ed escursionismo. Il vino, che possiede la tradizione più longeva, ha attirato nel 2019 circa 15 milioni di amanti di questa bevanda eccezionale, generando il fatturato di 2,65 mld euro.

La consacrazione dell’olio come fattore di attrazione turistica è un fenomeno molto più recente ma anche qui si percepiscono mosse fondamentali per lo sviluppo della tendenza oleo-turistica. Va sicuramente menzionata importanza dell’approvazione il 26 gennaio della legge che stabilisce gli standard e requisiti minimi di qualità affinché un’azienda possa essere introdotta nelle attività oleo-turistiche. Inoltre, tale legge dà strumenti alle Regioni per stimolare lo sviluppo in tal senso, specie che stiamo parlando di un’enorme potenzialità dell’iniziativa. 

È necessario tornare ancora alla produzione biologica che vede il crescente interesse in esso da parte dei consumatori.  Si osserva generalmente la propensione verso la sostenibilità ambientale. Il che si traduce in maggiore attenzione alla qualità del cibo e dei loro processi di produzione, alla sua salubrità e consumo responsabile anche in vacanza, portando i turisti alla scelta più consapevole dei prodotti e costituiscono un ulteriore fattore di curiosità ed interesse verso le visite e la conoscenza delle aziende stesse.

Costruire una sinergia in cui il turista/consumatore è parte attiva e rilevante e il suo contributo porta positivi nell’intero processo, sta diventando un nuovo orizzonte da avere sempre più a mente, proponendo a turisti la partecipazione nel processo della produzione e in fine l’acquisto dei prodotti come souvenir. 

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